GENNAIO 1973 PLAYBOY intervista MINA


Playboy: Sei un po’ come Claudio Villa.
Mina: In che senso?
P: Non tramonti mai, resisti.
M: Quattordici anni.
P: Perché resisti?
M: Ah non lo so, non lo so proprio.
ma Claudio Villa, che cosa c’entra, fammi capire quello che volevi dire, intanto
lui sono trent’anni e mettiamo che siano
il doppio del miei, anche se è molto di
piu’…comunque per me non è un problema.
P: Cerca di analizzare il perché
del tuo successo.
M: Non ne ho la minima idea.
P: Allora facciamo la domanda in
un altro modo: quali sono gli accorgimenti che prendi per fare in modo che la
tua carriera duri il piu’ a lungo possibile?
M: Non ho mai pianificato niente di
questo tipo, non faccio niente per ottenere un risultato, le cose vengono così come
vengono.
P: Però lavori come una bestia.
M: No, un po’ meno, in effetti potrei
lavorare di piu’. Però rompo tanto i coglioni, dico che lavoro molto, in fondo
non è vero affatto.
P: Quanto lavori?
M: L’ultimo anno che ho lavorato?
Sai che non me lo ricordo: teatro televisione, serate, incisioni di dischi, radio e
beh, in effetti, è un bel po’.
P: In una settimana quanto dedichi a queste cose, e in un anno? La tua
giornata come è distribuita?
M: Non lo so, non lo so, non ho mai
fatto una statistica di questo tipo.
P: Ma basta che guardi indietro,
no?, piu’ o meno è sempre quello.
M: Effettivamente è vero, piu’ o meno
è sempre quello, non faccio altro che lavorare.
P: E conduci da sola?
M: Che cosa?
P: Il tuo lavoro. Le scelte, cioè,
sono sempre tue?
M: Sì, diciamo di sì.
P: Con che criterio scegli?
M: A caso, sempre, cercando di capire
che cosa andrà. Ma stiamo parlando di
canzoni?
P: Canzoni, programmi, contratti.
M: Contratti…Ultimamente sono stati
fatti anche per una ragione di debiti da
pagare, di tasse, di queste balle qui, anzi
soprattutto per quello, perché per me, tutto sommato, avrei preferito starmene a
casa. Per quanto riguarda le canzoni, uà,
canto della roba, poi lì va a fortuna, non
c’è nessuna abilità particolare, non c’entra niente, o va o non va. Se va sei bravissima, se non va sei una stronza. Invece
non è vera né l’una né l’altra cosa.
P: Perché stai in Svizzera?
M: Per Massimiliano, per la scuola di
Massimiliano, perché qui non poteva circolare,
e allora, immediatamente prima che cominciasse la scuola, ho deciso di farlo vivere in un posto dove potesse essere un
bambino qualsiasi. Anche se è banale è
così e in effetti a Lugano può andare alle
scuole pubbliche.
P: Vorrei che tu mi dicessi qualcosa di piu’ del tuo lavoro. Perché lo fai?
Perché ti diverti, perché ti piace cantare,
sennò non lo faresti…
M: Madonna! Questo me lo devi spiegare che cosa vuol dire. Non è mica vero,
una a un certo punto è portata dalle circostanze…
P: Ma perché hai incominciato?
M: Perché mi divertiva moltissimo.
P: Raccontami come è mutata la
tua posizione nei confronti del lavoro.
M: A un certo punto, per determinate
ragioni che non sto a spiegarti…
P: E no, spiegale!
M: Non posso, è diventato un lavoro e
come per incanto non mi sono piu’ divertita, ecco.
P: Ma perché?
M: Non posso spiegarti, non posso mica dire che il mio lavoro mi fa venire il
voltastomaco.
P: Ma ti diverti almeno durante
l’esibizione, quando canti per esempio in
un posto dove sei di casa, come alla Bussola…
M: Qualche volta sì, qualche rara volta, in modo particolare nell’ultima stagione con l’orchestra. Prima mai.
P: Vediamo di andare piu’ a fondo, dietro le pieghe del lavoro.
M: Non posso e non ne vedo la ragione, dimmi perché.
P: Perché mi pare che sarebbe
bello.
M: Non è vero che sarebbe bello, può
essere anche molto brutto e a uno magari
non gli va di dire tutto. A me, per esempio, non va affatto.
P: Ma invece vuol dire avere grinta.
M: Parlarne? No, mi hanno rivoltato
come ne hanno avuto voglia tutta la vita,
lasciami un minimo…
P: Ma ti hanno rivoltata a senso
unico, se sei tu a rivoltarti è un altro discorso mi sembra.
M: Sì, sì, d’accordo, ma ci sono certe
cose che coinvolgono altre persone, come
sempre nella vita. Non sei tu che ti fai
da sola, ci sono tante cose che sono successe, provocate non da te, magari delle
quali sei rimasta non dico vittima, ma
quasi. Non è che ne puoi parlare così a
cuor leggero, non posso e non mi interessa.

Playboy: Che cosa t’interessa di piu’ al
mondo?
Mina: I figli, i miei figli.
P: Che cosa fai per loro?
M: Mi faccio il…ma Mazzini, ti prego, non essere così volgare…Faccio quello
che posso per loro, tutto quello che posso
fare come tutti i padri o le madri, credo.
P: Oltre che madre sei anche figlia: continui a vivere con i tuoi genitori, nella casa di Lugano che sembra un
grande accampamento, disseminato di
giocattoli. Ti trovi bene in questo tipo di
vita che fai?
M: Certo che se non m’andasse non
lo farei. Poi penso che sia l’unica radice
giusta sana vera, l’unico rapporto sano
che ho, per cui me lo tengo caro. Non è il
rifugio dopo la sconfitta, è una cosa che
ci è sempre stata, è una scelta antica. Ma
poi non è vero neanche questo, cioè è vero ma non completamente.
P: E che cosa sarebbe vero?
M: Ma vai a capire…
P: Perché hai sempre avuto dei
pessimi rapporti con la stampa?
M: Perché trovo una cosa demenziale
che uno venga lì, senza averti mai visto
(e non ti vedrà mai piu’ dopo), ti parli per
venti minuti e metta già tutto un malloppo pazzesco scrivendo che tu sei fatta
in un determinato modo. Non lo capisco,
non lo capivo nemmeno agli inizi, quando tutto sommato, sì, mi divertiva anche
leggere sul giornale cose su di me (è durato pochissimo tempo). Da quando la
cosa ha cominciato a prendere un’altra
piega, non c’è assolutamente dialogo, anche perché ci sono cose (è il discorso
di prima) delle quali non intendo parlare: riguardano persone cui voglio bene e
allora non so proprio che cosa dire agli
estranei. E poi i giornalisti, certi giornalisti, che cosa ti possono chiedere? Al
massimo se scopi con questo o con quello
e allora non so cosa dire, per cui evito. O
mandarli in quel posto o pigliarli a calci nei denti (e dopo si va all’ospedale tutt’e due naturalmente) o sennò evitare…
P: Quando scrivono qualcosa che
ti disturba in maniera particolare dài querela. Serve a qualcosa?
M: Tu che cosa faresti, scusa, se dicono che sei frocio, che fumi non so che cosa, che hai rubato in chiesa, che hai am-
mazzato diciotto vecchietti? Ti rallegri
tutto, "ma che simpatici", e finisce lì?
Un minimo di difesa, anche se è la cosa
piu’ ridicola e piu’ inutile, tutto sommato. E’ un tentativo di difesa da parte
mia e non serve a niente neanche quello. Vorrei avere delle armi in mano, maledizione! Questa gente ha un’arma pazzesca che sono quei giornaletti sui quali
scrivono qualsiasi cosa di qualsiasi tipo di
qualsiasi livello. E la gente ci crede. Io
non ho niente contro, posso soltanto querelare ogni tanto, proprio quando non ce
la faccio piu’. Ma non significa niente, è
una lotta con armi di cartone da parte
mia. Voi dite…loro dicono: "Ma sa, il
nostro mestiere, lei è un personaggio",
ma a me non me ne frega niente, capisci.
Poi è chiaro che come sono io non lo sanno né lo immaginerebbero mai, perché
non mi va, pago volentieri il prezzo di
farmene dire di tutti i colori pur di non
parlare di cose delle quali non mi va di
parlare.
P: La tua decisione di non cantare
piu’ in pubblico resterà valida? E’ legata
anche a queste cose?
M: E’ legata un po’ a tutto. Intanto,
quando lavoro dal vivo devo superare un
trauma che ogni volta è piu’ grave e piu’
insuperabile, ogni volta mi chiedo se veramente ne vale la pena o no. E poi questo mostrarmi, così, è una cosa che non
mi è mai piaciuta. Anche all’inizio mi
vergognavo molto. Adesso poi è diventato
talmente pazzesco che potrei uscire, far
tre passi e tornar dentro (questa è una
cosa vecchia che dico da anni): non gliene frega un …a nessuno se canto bene se
canto male, se non canto addirittura o se
scrivo a macchina, mi vogliono vedere e
basta, per controllare come ho i capelli,
se sono grassa o sono magra, se ho gli
anelli, se non ho gli anelli, che cosa ho
negli occhi, capito? Non mi va di stare a
questo gioco. Piu’. E poi speriamo che
tutto quello che riguarda questa stampa
un po’ balorda…scemi, ah ah.
P: Ma sembra addirittura che anche nella scelta del repertorio tu invogli
la gente a indagare piu’ sul tuo personaggio che sulla tua personalità. Sono stati
scritti articoli, messi insieme con parole
delle tue canzoni, che sembrano calzare
a pennello sulle tue vicende. Sei tu che
stai attenta a queste cose? C’è una politica dietro?
M: C’è la politica opposta, ma evidentemente non serve a niente. Io scelgo
sempre delle cose che non mi tocchino,
biograficamente parlando. Ma, siccome
il personaggio è tutto diverso da come
sono io, gli "osservatori" seguono delle
fantasie loro e fanno entrare per forza le
varie canzoni nelle varie vite che mi vengono attribuite dai vari settimanali. E via così.

Playboy: Facendo soltanto dischi e televisione…
Mina: …poca…
P: …e poca televisione, ritieni di
poter tenere ugualmente in mano il pubblico?
M: Non lo so, non ho pensato a questo, non è un problema, è troppo piu’ importante tutto il resto, cercarmi un modo
di stare tranquilla, di poter uscire…Secondo me forse esagero a sperare che di
colpo, come per incanto, tutto smetta. Però chissà mai, può anche succedere nella
vita. Per quanto riguarda il pubblico, la
mia "carriera" non mi interessa assolutamente, non ho mai pianificato niente
all’andata e non pianifico niente nemmeno per il ritorno, sperando che sia davvero un ritorno, un rientrare, che non sia
invece una continuazione, una coda, come si dice in gergo, di una vita assurda,
pazzesca, che non mi va. Se fosse invece
la gente a dire "basta, ci hai rotto le scatole", benissimo, a me starebbe benissimo, non è assolutamente un problema.
P: Come puoi pensare di sottrarti
al rapporto quotidiano che c’è tra te e il
pubblico, con i tuoi interventi alla radio,
le tue apparizioni sui giornali…
M: Io spero che a un certo punto
--spero-- che piano piano le cose possano un momentino cambiare. Cercherò di
far meno.
P: Difficile, anche perché per te
c’è il problema del guadagno, che è un
problema costante.
M: E’ chiaro che se tra un po’ di tempo mi vedrò costretta a ricominciare a
cantare per ragioni di danaro, beh, lo farò. Però spero che non succeda.
P: Come è possibile che una cantante come te, quella che va piu’ forte in
Italia…
M: …sia arrivata dopo 14 anni di
questo mestiere a essere senza una lira?
Tu devi pensare (questo è un vecchio discorso al quale però nessuno bada mai,
anche se è verissimo, vero per me e per
tutti gli altri che fanno questo lavoro)
che il cantante per guadagnare dieci
spende otto. Di questo non gliene frega a
nessuno e ti tassano non su dieci, che è
quello che hai guadagnato, ma su mille,
che credono sia quello che tu guadagni.
Vedi che fai prestissimo a capire come
succede. Poi ci sono tante altre cose, non
ho avuto una vita tranquilla, liscia, serena, col tempo di mettere via dei soldi. E’
stata tutta una tempesta per cui…ma non
è un problema neanche quello. Il problema non è quello.
P: Perché ti dà così fastidio la
gente?
M: Perché rappresenta tutto quello di
cui abbiamo parlato fin qui. Una persona
per volta magari mi piace, una che mi
viene vicino e mi dice "guardi che, biribim biribim, lei…" in certi momenti della mia vita mi ha anche aiutata, questo è
molto bello e lo accetto volentieri davvero. Ma quando questa persona la moltiplichi per duemila, tremila o ventimila
diventa una cosa di panico terribile, io
resto lì, sudata da capo a piedi con le
mani che mi tremano; ho paura, proprio
paura fisica di affrontare una cosa del genere. Poi per strada…non si può. E’ stupido, sembrano quelle cose false da canzonettista, però è vero: io non posso uscire
a comperare un paio di scarpe tranquillamente o andare a un cinema, a passeggiare o andare a comperare un giornale, diventa subito un fatto, un casino. Sono stata tutta l’estate scorsa chiusa in casa, ci
sarà una ragione ed è una cosa che va
avanti da anni, ormai. Non riesco a trovare godimento, divertimento, piacere, una
roba di compiacimento nel fatto che
fuori da casa mia, a Forte dei Marmi, c’era gente arrampicata sugli alberi.
Mi dà un’angoscia terribile. Non so: forse
è una reazione abbastanza rara, forse le
altre persone che fanno il mio mestiere
sono contente di queste cose; per quanto
mi riguardano…
P: Forse tra gli altri c’è chi ha bisogno di pubblicità per lavorare.
M: E poi sai che cosa c’è? Alle volte,
raramente, cerco di essere una spettatrice di quello che è il fenomeno, così,
di costume: è una cosa terrorizzante, veramente, non riesco a spiegarmela, non
riesco a capire le ragioni vere, profonde.
Perché , va be’ la cantante di successo, e
poi ci sono tante altre cose, cordine legate chissà dove…persone che guardano il
personaggio Mina, c’è gente diversa, di
tutti i tipi, dai froci alle puttane alle signore per bene alle vecchie ai commendatori ai ragazzini. Trovano tutti un loro
"perché" personalissimo, o almeno di
categoria, che non c’entra niente con me
come sono io in effetti, e tuttavia li lega in
qualche modo al personaggio: e questa è
una cosa, sempre parlando del fenomeno
di costume, che mi sembra inspiegabile.
Bisognerebbe parlare con uno che di
questi problemi se ne intende.
P: Ma tu, attraveso i singoli contatti, qualcosa avrai capito. Fammi qual-
che esempio.
M: Quelle poche volte che in qualche
modo, per forza o per altri motivi, entro
in contatto con la gente ho avuto modo di constatare di tutto. La puttana,
non so, che mi ferma per strada e mi fa
vedere delle fotografie, puttana proprio
da marciapiede, e mi dice "Vedi che mi
sono pettinata come te". Si mettono a
piangere, mi abbracciano, sono cose molto belle, tra le piu’ belle che mi siano successe. O i froci, tutti, pazzi, furiosi, sempre mi abbracciano e piangono, questo è
un denominatore comune il fatto della
lacrima. Poi le vecchie che piangono e
mi baciano le mani. Poi ci sono i ragazzini impertinenti che però subiscono anche
se vogliamo essere impertinentini, poi ci
sono le donne, ecco le donne, stranamente, hanno un atteggiamento abbastanza
curioso riguardo un personaggio femmina:
non sono respinte dal fenomeno, anzi;
forse perché secondo loro sono forte, sono una che le vendica in qualche modo, non so per quale ragione, loro hanno questa cosa di attaccamento che io
cerco di capire e non ci riesco. E’ un fenomeno che bisognerebbe affrontare a tavolino, a livello di studio, ti giuro che sarebbe il caso.
P: Nell’atteggiamento di questa
gente c’è stato un mutamento col passare
degli anni, riguardo soprattutto le tue
faccende personali? Avrai testimonianze
di telegrammi, lettere, gente che ti scrive.
M: C’è stata sempre una grande partecipazione fin dai tempi di Massimiliano, veramente, quando era dura superare
una cosa del genere per loro, perché nove
anni fa in Italia era ancora il medioevo,
non so se ti ricordi. Invece è stata proprio
una cosa incredibile, mai vista una serie
così di regali da tutta Italia, di lettere,
"stai tranquilla", per la strada mi dicevano "non ti devi preoccupare". Sui
giornali invece ho ricevuto delle scariche
terribili di…
P: …di perbenismo…
M: …una cosa incredibile. Il massimo
è stata una foto su Epoca dove io ridevo
con Corrado con il mio pancione, tranquilla, e sotto scritto "Cosa avrà da ridere", guarda che è il massimo, me la ricorderò tutta la vita una cosa del genere.
Per cui capisci tu l’atteggiamento della
stampa, almeno di certa stampa: me ne
hanno tirate addosso delle badilate e la
gente non si è lasciata condizionare da
questo fatto, l’ha superato. Lettere brutte in quel periodo, lettere cattive o d’insulti (chiaro che lettere d’insulti se ne ri-
cevono sempre) ce ne sono state pochissime, mentre invece ora lettere d’insulti ne
ricevo moltissime, una cosa pazzesca…
P: Dopo la separazione da Virgilio Crocco?
M: Sì dopo quello, non si capirà mai
perché, mai nella mia vita mi hanno
mandato tante parolacce. ( 3 continua )

Playboy: Nove anni fa eri in una situazione difficile, e anche oggi sei in una situazione difficile. Rispetto a nove anni fa
il tuo atteggiamento è cambiato in qualche modo nei confronti delle tue vicende.
Allora, la prima volta, subivi la situazione piu’ di oggi, eri in sostanza una vittima?
M: Io? No, non ero assolutamente vittima della situazione, per carità di Dio,
le testimonianze di solidarietà non mi
servivano e non mi servono oggi, però erano cose che mi facevano molto piacere.
Ma non ne avevo bisogno: ero risolutissima
per conto mio, nella maniera piu’ totale,
anzi, ero felice come una pazza, l’avevo
voluto come una matta quel figlio lì, tutto perfetto. Poi tutto questo ti costa? Non importa, quello che costa lo si paga, non
me ne frega un…
P: E quella volta hai pagato anche
nel lavoro, quando fu decretato l’ostracismo nei tuoi confronti.
M: Sì, in televisione non potevo entrare perché avevo avuto un figlio fuori del matrimonio. Incredibile.
P: E oggi nell’ambiente di lavoro
le tue ultime vicende hanno avuto delle
ripercussioni?
M: Nessuna.
P: E in questo va e vieni di umori,
in casa che razza di madre risulti?
M: Mi sembra di essere una madre
giusta, i figli li vedo sempre, anzi ho
sempre cercato di lavorare in modo da
poter avere i figli vicino, per cui solo la
Bussola, poche cose in giro, perché non
posso stare senza i miei figli. Io vedo
Massimiliano che è grande ormai, è quasi
completo, costruito definitivamente, mi
sembra di capire che sono stata una madre giusta. Mio figlio è stupendo, è perfetto, non ha complessi di nessun tipo
e forse poteva anche averne. Io sono molto contenta.
P: E i tuoi genitori sono stati genitori giusti e nonni giusti?
M: Sono stati genitori stupendi. Sono stati prima di tutto persone intelligenti e grazie a Dio erano anche mio
padre e mia madre e non hanno mai
smesso di esserlo neanche per un attimo, e
sì che avere una figlia come me sono affari acidi, se vogliamo. E anche come nonni sono stati stupendi, insostituibili,
soprattutto per Massimiliano, visto che
Benedetta è ancora piccola…
P: E gli altri nonni? Sono nonni
anche quelli.
M: Una persona che mi ha dato veramente una mano è stata la mamma di
Corrado, perché è una donna anziana, ha
molti anni, moltissimi anni, ne ha 76 mi
pare (dunque il figlio l’ha avuto a 40 anni, Corrado ne ha 36, quindi 76), è una donna vissuta in un certo modo, pensa,
sarda, e non è il sardo di oggi, vissuta in
Sardegna e poi vissuta in Italia un po’
dappertutto, con certi princìpi ben precisi…Di fronte alla cosa da affrontare nei riguardi del figlio (che adora in una ma-
niera pazzesca) è stata magnifica, sia agli
inizi, quando, tutto sommato, stare dalla
mia parte era abbastanza difficile, sia dopo, quando era ancora piu’ difficile stare
dalla mia parte in qualche modo ancora,
fino alle situazioni piu’ recenti: è sempre
stata una donna che mi ha aiutato, o
scritto o telefonato per dirmi "non ti
preoccupare". Non da donnetta che aveva soltanto il pregio di essere la madre
di Corrado, la persona, cioè, con la
quale sono stata diverso tempo e che è il
padre di mio figlio, ma da donna intelligente che veramente cerca di darti una
mano: e te la dà, questa mano, capito?
E insomma è importante, è una bella cosa per me.
P: E la tua faccia mondana, tempo fa sei stata dipinta come una accani-
ta giocatrice, sei stata fotografata e pubblicata su un giornale con le carte in mano e si diceva che avevi perso molto, sette milioni…
M: Intanto quella fotografia, come si
sa, mostrava quattro carte sul tavolo e
non può essere poker come dicevano; era
scopone e non stavamo giocando nemmeno mille lire. Ho giocato moltissimo a scopone.
P: Ti piace tanto giocare?
M: Sì, mi piace moltissimo, anche a
poker. Ma non succede che si perdano
quelle cifre lì, perché si gioca per passare
il tempo non per cavarsi i soldi l’un l’altro. Essendo tra amici, sarebbe una cosa
fuori misura, ecco. Il gioco è un pretesto
per stare con gente che mi è simpatica.
P: Non è che segui quello che si
dice il demone del giuoco?
M: Ma per carità, posso stare anche
sei mesi senza tenere le carte in mano.
Poi magari trovi della gente che ti sta bene e allora tiri fuori le carte, giochi, ridi,
parli, ti diverti, è un pretesto.
P: Non è che se passi davanti a un
casinò non resisti e devi entrare per forza?
M: Non entro in un casinò esattamente dal ’67, mi pare. Da quando abito a
Lugano non sono piu’ andata al casinò.
L’ultima volta mi pare che sia stato a
Montevideo, nel 1911, pensa tu…
P: Quali sono le amicizie che per
te contano? E quanto contano?
M: Io parto sempre (sarà una cosa
cretina, un luogo comune) parto sempre aperta, con la voglia di parlare, di
intendermi con quella persona. Perfetto,
poi invece mi hanno fottuta tutti con
una volgarità pazzesca, proprio. Anche
quando trovi una persona intelligente e
dice "questo—parlo sempre d’amicizia—
questo supera il blocco Mina perché è
uno così, così e così", invece poi ti accorgi che non riesce a superarlo e magari approfitta del personaggio sempre
per venderti per due lire, anche a livello
di innocente pettegolezzo, secondo lui, e
sono invece delle cose che io non ammetto. E poi sono di una gelosia pazzesca
con gli amici, mi sta bene tutto fino al
punto in cui proprio non tollero.
P: Che significa "gelosa"?
M: Di una gelosia furibonda, nel senso che se un amico, una mia amica,
sta con me, passiamo una giornata insieme e dico "Ci vediamo domani" e mi risponde "No—metti—domani non posso
perché vado con Claretta", beh io divento pazza. "Ma come con Claretta, perchè, chi è questa stronza?". E pensa, invece, che per quanto riguarda i rapporti
di tipo sentimental…oide non sono affatto gelosa. E’ stranissimo, cioè anche quando sono con Alba, per esempio, che è una
persona che amo moltissimo, e Gianni anche, vedo che Alba parla con qualcun altro, o Gianni parla con qualcun altro,
m’incazzo come uno spillo, a meno che
non sia uno che mi sta molto bene, che
sta molto bene anche a me, no? Ma se è
una serata in compagnia e loro si girano
a parlare con uno che non mi sta bene,
be’ io non lo so, impazzisco. E’ così raro?
A me non sembra.
P: Pretendere l’esclusiva sui discorsi mi sembra un po’ eccessivo.
M: Forse è vero. Però non posso farci niente, è così anche se cerco di non
dirlo, di stare zitta.
P: Quando non stai con gli amici,
quando non stai con i figli, non ti dedichi
mai a qualcosa di tuo e basta?
M: Raramente. Quando leggo: leggere è uno degli spettacoli piu’ travolgenti
dei quali posso essere spettatrice, mi innamoro ogni volta di qualcuno oppure
l’odio—eh, non ti girare di scatto, sto
sempre parlando del libro—così l’estate
non ho fatto altro che leggere, l’estate
prima anche, poi ci sono dei momenti
nei quali non leggo magari per un mese
intero.
P: Hai sempre letto molto?
M: In un primo periodo moltissimo,
cioè dai 16 ai 20 anni ho letto "tutto" e
poi dopo mi sono fermata, evidentemente
non avevo ancora le spalle per reggere,
per superare il tipo di mestiere che facevo. Il lavoro mi divertiva ancora e mi divertiva da impazzire.
P: In che cosa consisteva questo
divertimento?
M: C’è stato un primo periodo, anzi la
prima volta che ho cantato…è successo
che alla fine hanno applaudito e questo,
non me lo spiegherò mai, mi dava un fastidio pazzo. Mi sono messa a dire "Ma
perché applaudite, ma cosa applaudite".
Mi dava fastidio. Perché…

Playboy: Sentirsi applaudire dovrebbe es-
sere una cosa molto divertente.
Mina: Secondo me no. Forse perché cantare era una cosa che facevo come divertimento, senza pensare a niente, studiavo, figurarsi, non è che avessi intenzione di fare questo mestiere, e allora mi
dava fastidio, forse, che la gente partecipasse fino a questo punto a una cosa che
facevo per divertire me. Forse il pubblico
non ci doveva essere, ma se non c’era non
cantavo, insomma è un casino, ecco. Però
mi ricordo perfettamente questa sensazione di fastidio, eravamo in una balera
di Rivarolo Mantovano, perché avevo de-
ciso di fare delle serate con un gruppo di
ragazzi, gli Happy Boys. Gli avevo detto
"Vengo anch’io" e mia madre mi diceva
"Non mi salutare per strada perché mi
vergogno" e l’esordio è stato per una festa, la festa del maiale piu’ grasso, metti…
P: Dopodiché ti sei abituata agli
applausi. E adesso ti dà fastidio se non ti
applaudono?
M: Finora non è mai successo, ma se
non applaudono, per me va benissimo,
non me ne frega un bel niente, non è che
il fatto mi addolora. Ah, un’altra cosa
stranissima, per tornare al discorso di prima, è che la prima volta che abbiamo
fatto un po’ di serate, sempre con gli
Happy Boys, il capo dell’orchestra è venuto e mi ha dato una busta coi soldi, io
non capivo. "E questo che cos’è?", "Sono i soldi che hai guadagnato". Altra incazzatura terribile, perché non ritenevo
giusto che mi dovessero pagare per una
cosa che mi divertiva. Non li ho presi
proprio e non so neanche quanti erano,
me li hanno lasciati lì e il bassista che si
chiamava Micio, mi ha detto "Ma allora
li posso prendere io?", "Sì, sì", e li ha
presi lui.
P: Adesso non lo fai piu’, ci stai attenta ai contratti.
M: Adesso c’è Gigante.
P: Com’è questo rapporto con i
tuoi collaboratori, che sono sempre fissi
attorno a te, coi quali sembri vivere in
simbiosi, un’allegra brigata?
M: Le persone sono sempre le stesse
perché sono le migliori, perché c’è una
forma di rispetto, di valutazione ben precisa di quello che uno ti può dare da un
punto di vista professionale e, in qualche
caso, anche umano. Poi Gigante, ad esempio, è il piu’ bravo di tutti, senza offendere nessuno percaritadiddio, siamo insieme
da anni e anni e anni e va tutto bene. Lo
so che hanno scritto anche che abbiamo
litigato, ma non ci sarebbe una ragione al
mondo, è un rapporto di lavoro, tranquillo, sereno devo dire, senza mai uno screzio, una lite.
P: Qualcuno ti rimprovera il tuo
linguaggio pesante, come ti difendi?
M: La volgarità non sta nelle parole
ma nelle intenzioni.
P: Dove l’hai letto?
M: E chi lo sa?
P: Che cosa leggi?
M: Gente di oggi, del nostro momento, italiani, stranieri.
P: Che cosa faresti se non fossi
una cantante, che idea avevi da piccola?
M: Nessuna, non ho fatto in tempo a
pensarci.
P: Non hai nemmeno avuto la solita vocazione religiosa con l’idea di an-
dare a fare la missionaria?
M: No, non ho fatto in tempo a programmare niente.
P: Adesso, invece, programmi di
non esibirti piu’. Questo significa che speri
di poterti creare una situazione domestica, familiare, quale non sei riuscita a creare fino ad ora?
M: Nei riguardi di chi?…
P: Non lo so.
M: Dei miei figli.
P: Non solo.
M: No, solo dei figli.
P: Forse che, non avendo avuto
degli esiti felici nei rapporti con gli
uomini, speri, cambiando, di ottenere
qualcosa di piu’ duraturo?
M: No, assolutamente no, non è per
quello. E poi smettere di cantare non è
così importante, ci sono molti, tipo Adriano Celentano, che non cantano dal vivo da anni. Forse, se smettessi in blocco di
lavorare, allora sarebbe il caso di fare i
discorsi che mi fai, ma così non mi pare.
P: Ma già smettere di esibirsi vuol
dire cambiare vita, dovresti essere indotta
a cambiare orari, le quattro o le cinque del mattino che facevi dopo le serate in teoria non dovresti piu’ farle. Dovresti essere piu’ ferma a Lugano, in casa. Ora, dato che a te piace l’idea di un
ménage familiare perfetto, tant’è vero
che quando sei in compagnia di Alba e
Gianni Ferrio dai segni d’impazienza alle loro esibizioni di armonia affettiva,
non è che miri segretamente a creare le
condizioni per inseguire qualcosa di analogo?
M: No, no, a dir la verità no. Basta.
Fine del discorso.

Playboy : Secondo te in Italia, come cantante numero uno, hai lo stesso ruolo che
hanno all’estero altre superstar? Oppure
l’Italia si comporta in maniera diversa?
Mina: Io non so all’estero che cosa succeda, non è che ho vissuto all’estero e non
posso dirti se il fenomeno che mi riguarda assomiglia a un altro. Ti posso dire
soltanto che in Italia è un’abitudine il
fatto che ti costruiscano per poi buttarti
giu’, mentre all’estero quando qualcuno ha
fatto qualcosa se lo tengono caro, gli riconoscono se non altro un repertorio, diciamo così, di cose andate bene: non è
che di colpo, perché sbagli una canzone,
diventi uno stronzo, cosa che in Italia invece capita. Non a me, a tutti.
P: Per una come te, che non vale
soltanto in quanto cantante, ma ha una
personalità e una cultura, essere presa invece dal pubblico soltanto come cantante,
essere consumata superficialmente, che
effetto ti fa? Non ti offende?
M: La cosa non mi fa piacere, naturale. Ma non mi disturba perché, tutto sommato, mi consente di avere ancora qualcosa di privato. Va bene, loro vedono una
persona, vanno avanti a pensare che sia
fatta in un certo modo, i giornali scrivono
in un certo modo anche loro, io non dico
niente, lascio credere, e tengo quel poco
che c’è di intatto, di privato, per me e
per la mia gente, i miei amici. Passo
volentieri per una cretina, per una che
non vuol prendere posizione, cosa della
quale m’hanno accusata molto spesso,
quando non rispondo a domande piccole
e grosse, di politica, di pittura, di letteratura. Ormai è diventata una specie di idea fissa quella di evitare in tutti i mo-
di…al limite, anche se mi chiedono "Ti
piace il baseball?" non rispondo, perché
se mi piace il baseball me lo dico io per
conto mio davanti allo specchio, oppure
lo racconto ai miei amici. Capito che cosa voglio dire?
P: Per quanto riguarda gli uomini,
non solo come amici…
M: …che palle!
P: Qual è il tipo di uomo che ti
piace o che cosa ti piace in un uomo?
M: No, non rispondo.
P: Perché?
M: Sempre per il fatto del baseball.
E poi non esiste l’ideale d’uomo: uno può
dire da piccolo "Ah, come mi piace il
principe azzurro, col cavallo bianco, i
capelli biondi gli occhi azzurri", poi invece succede esattamente il contrario, ti
innamori di uno di Catanzaro alto uno e
venti, con i capelli neri. E via così, capisci? O anche come qualità morali, per così dire, magari ti piace uno fatto in un
certo modo e poi trovi un tipo assolutamente opposto, non posso tratteggiarti un
uomo ideale, non esiste.
P: Quando vedi un tipo nuovo una
delle cose che sottolinei è: "Poi è anche carino ". Quindi, almeno, ti piacciono gli uomini belli.
M: Mi piace tutto quello che è bello,
eh sì. E’ una cosa in piu’, se è una cosa
in piu’ è una cosa in piu’, è gradevole.
P: Qualche rapporto d’amicizia
con tuoi colleghi o tue colleghe sei riuscita a metterlo in piedi in questi anni?
M: Rapporti fissi no. E’ chiaro che ci
sono persone che mi stanno simpatiche
e che stimo. Quando le incontro dopo
diverso tempo magari mi fa molto piacere vederle.
P: Nomi?
M: Mah…, non so, e poi a che cosa
serve fare l’elenchino? Posso farti un esempio, ecco. Se ritrovo Giorgio Gaber, che
è uno giusto, che è stato mio compagno
di tournée e col quale puoi stare a parlare, allora posso passare delle ore a chiacchierare e a giocare a "otto americano". Ma tra un incontro e l’altro passano mesi.
P: La donna invece per essere tua
amica come deve essere?
M: Come Alba, ecco. Cioè deve essere
una donna risolta, una donna intelligente,
buona, spiritosa, severa. Beh, insomma,
fai un po’ il ritratto di Alba.
P: Per una donna come quella che
intendi tu non c’è bisogno di Movimenti
di liberazione femminile, mi pare di aver
capito.
M: No, lei è già risolta. I movimenti
femminili: io ho visto una cosa in televisione alla quale hanno partecipato donne importanti e parlavano di questa stupenda donna (ognuna portava degli esempi che aveva conosciuto ) che è la guerrigliera, questa donna meravigliosa, perfetta, che combatte, che è intelligente, che
è coraggiosa, che conduce una vita identica a quella dell’uomo, che rischia: è
l’eroina insomma. Poi purtroppo alla fine
dicevano…eh, alla fine deve andare a casa a fare la pappa al figlio, col tono di dire, guarda te se una si deve abbassare a
fare una cosa del genere. Cioè, non sono
d’accordo sul fatto che la pappa al figlio
non si deve preparare, capisci? Perché là
era veramente motivo di scandalo, mentre
è una delle cose piu’ belle del mondo. E’
una cosa che devi riscattare a livello di testa. Di intelligenza: non è affatto degradante lavare i pannolini, e persino lavare
le pentole non lo è, va benissimo, è una
cosa talmente bella, è la cosa piu’ bella del
mondo occuparsi dei propri figli. Non so,
posso essere d’accordo quando si parla di
certi meridioni dove la donna davvero è
in una situazione…ma credo che movimenti di liberazione lì non servano. O ci vorranno altri ottocento anni o non ci
vuole neanche un giorno, perché non c’è
niente da fare. Non è la testa della donna
che va cambiata, spesso è la testa dell’uomo. In piu’ ti devo dire, e non me ne frega niente se mi tiro addosso tutti, che io
sono del parere che se le cose sono andate in questo modo da Adamo ed Eva, se nei secoli la donna ha avuto il ruolo
che ha avuto, è perché la media della
donna è inferiore alla media dell’uomo,
capisci? Poi ci sono le punte, le donne con
la grinta, le donne intelligenti. La donna
non è che sia biologicamente inferiore all’uomo, ma è stata allenata, programmata
in questo modo. E, per cambiare, prima
glielo devi ficcare in testa a lei, poi glielo
devi ficcare in testa a lui, hai voglia!…
P: E’ vero che vuoi iscriverti a medicina?
M: E’ vero.
P: Scopo?
M: Lo scopo è ovvio.
P: No, è assurdo: il fatto che tu
voglia crearti una seconda professione
non è plausibile per chi ti vede da fuori.
M: Non si tratta di una seconda professione, si tratta di fare una cosa che mi interessa, alla quale penso da quando ero
ragazza, o magari da quando facevo la
quarta elementare. Adesso che mi sono
seduta un momentino e guardo e considero tutte le carte che ho, mi dico
"Va bene, forse mi piacerebbe fare questo".
Sono indecisa, se vuoi sapere i particolari, tra psicologia, che è un corso di laurea in quattro anni a Padova, e medicina.
Mi interesserebbe molto di piu’ fare psichiatria, ma ci vogliono prima tutti i sei anni di medicina.
P: E dopo che fai? Mettiamo che
tu decida, che tu frequenti e che ti vada
bene.
M: E dopo si vedrà, adesso mi interessa studiare, non è che penso di mettere su
uno studio: "Dott. Mazzini".

( Playboy )